La cosa che spaventa di più la criminalità organizzata è una comunità che si risveglia, l’educazione diffusa soprattutto tra i più giovani. Il degrado di molti nostri territori non è determinato solo dallo scempio urbanistico, ma dalle relazioni che abitano quegli spazi. Le stesse relazioni però, se sanate, possono rappresentare il seme per far rinascere quei luoghi. Quando le persone si ribellano in modo “silenzioso” iniziando a lavorare sulla costruzione di comunità sane, la criminalità reagisce.

È quello che sta accadendo in Sicilia grazie alla battaglia che stanno conducendo gli scout contro i clan, ridando vita a diversi beni confiscati alla mafia e coinvolgendo i figli dei mafiosi nelle attività educative, “già una decina hanno iniziato a far parte dei nostri gruppi”, ha raccontato Giulio Campo, il responsabile regionale dell’Agesci.

Negli ultimi mesi sono stati tre i raid subiti a colpi di bottiglie incendiarie che hanno distrutto le sedi di Marsala e Mineo, e ultima la devastazione in provincia di Catania, della sede di Ramacca. Da qui l’appello non violento lanciato dalle pagine di Repubblica “Ragazzi, i nostri gruppi sono aperti vi aspettiamo a braccia aperte. Nessuno vi giudicherà per il cognome che portate”. Un appello anche alle mamme: “Mandateci i vostri figli”. In questa battaglia il ruolo di “straordinarie alleate” lo stanno svolgendo le donne di mafia che cercano le associazioni per affidargli i figli.

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